La ricerca sulle fonti musicali in Italia e il ruolo dell’associazionismo regionale:
stato attuale e prospettive future
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Nella lunga lista dei beni culturali che si trovano custoditi presso i principali archivi e biblioteche nazionali la voce relativa ai beni musicali occupa un posto tutt’altro che trascurabile. Come è noto, il nostro paese, per essere stato uno dei principali luoghi di produzione del repertorio musicale europeo, si trova ora a detenere uno dei più ingenti patrimoni musicali mondiali costituito da partiture, spartiti, manoscritti di musica antica, stampe di varia natura e provenienza che continuano ad attirare l’attenzione di studiosi di tutto il mondo per il loro alto valore di rappresentatività culturale. Un patrimonio immenso che è stato oggetto di studio, catalogazione, diffusione a mezzo di esecuzione musicale grazie anche al lavoro di numerosi enti regionali che hanno avuto come attività precipua quella della valorizzazione di questo lascito musicale e che contano ormai un’attività più che trentennale. Risale infatti agli anni Ottanta del secolo passato la costituzione dell’Istituto di Bibliografia Musicale (Ibimus) fondato a Roma dal prof. Giancarlo Rostirolla con il precipuo scopo di avviare una serie di iniziative volte alla catalogazione dei beni musicali sostenute dai finanziamenti previsti dalla famosa legge sui Giacimenti Culturali che il governo aveva ritenuto di varare per dare un senso al neonato Ministero dei Beni Culturali.
Sulla scorta di questa iniziativa varie regioni italiane si dotarono di un proprio istituto bibliografico attivo nella valorizzazione dei beni musicali locali e anche in Calabria, per iniziativa del prof. Annunziato Pugliese allora bibliotecario del Conservatorio di Vibo Valentia, venne fondato nel 1988 l’Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese che nel corso di un trentennio di attività ha consentito di meglio definire il ruolo della nostra regione all’interno dello sviluppo di questa disciplina. Lo studio delle fonti musicali calabresi, complicato dalla parcellizzazione delle istituzioni interessate alla musica nel corso dei secoli, ha dimostrato incontrovertibilmente il ruolo tutt’altro che secondario di una regione pur priva da sempre di centri politici principali in grado da fare da referenti di importanti figure di operatori musicali. La presenza di musicisti fiamminghi nel Rinascimento, di importanti mecenati musicali nel Settecento, di valenti teorici musicali considerati dei modelli da seguire in tutta Europa è stata sottolineata in lavori di catalogazione e di studio pubblicati ininterrottamente dall’Ibimus calabrese fino ai giorni nostri. Un’attività affiancata da una lunga serie di convegni, festival, esecuzioni di composizioni di musicisti calabresi che ha messo in evidenza l’indubbio valore dei nostri musicisti al cospetto della grande tradizione europea. Ma a che punto è oggi la ricerca sulle fonti musicali? Quanto è stato fatto e quanto resta ancora da fare nel campo della catalogazione, della digitalizzazione e della conservazione di questi testimoni di una fetta così importante del nostro patrimonio cultuale? A questi e ad altri interrogativi si propone di rispondere una importante iniziativa organizzata dall’Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese che riunisce a Capo Vaticano e a Tropea, nei giorni 5-7 ottobre, i vari referenti, nei rispettivi livelli regionali, della ricerca sulle fonti musicali italiane per tracciare un profilo il più possibile accurato dello stato dell’arte della valorizzazione del patrimonio musicale italiano. Il convegno di studi ha infatti come titolo La ricerca sulle fonti musicali in Italia e il ruolo dell’associazionismo regionale: stato attuale e prospettive future e si propone non solo di testare i più recenti progetti che riguardano la schedatura e la valorizzazione delle fonti musicali ma anche di rilanciare, attraverso una serie di proposte e progetti, un settore duramente colpito dalla crisi che il nostro paese sta attraversando e che da tempo viene escluso dai principali canali di finanziamento statale. Promosso per festeggiare i trent’anni dell’Ibimus calabrese, il convegno ha visto la partecipazione di importanti musicologi italiani come il prof. Agostino Ziino da sempre impegnato nel campo della valorizzazione delle fonti musicali, la prof. Bianca Maria Antolini direttrice della rivista Fonti Musicali Italiane il presidente della Società Italiana di Musicologia, prof. Francesco Passadore, che ha dato il patrocinio a questa iniziativa e altre figure importanti del mondo musicale nazionale. I lavori si sono aperti il veenedì pomeriggio con i saluti delle autorità e con la relazione del presidente dell’Ibimus calabrese, prof. Annunziato Pugliese, che ha illustrato i principi che hanno ispirato l’organizzazione del convegno ponendo l’accento sulla necessità di far convergere in una stessa sede quanti hanno quotidianamente a che fare con le fonti musicali per mettere in comune le proprie esperienze in vista di un rilancio della centralità delle fonti musicali stesse nella ricerca storico-musicologica. Lo stesso Pugliese ha poi relazionato sulla trentennale attività dell’Ibimus calabrese sottolineandone il ruolo trainante nelle ricerche musicologiche condotte nella nostra regione. Il pomeriggio si è chiuso con la relazione della prof. Anna Tedesco dell’Università di Palermo che, non essendo potuta intervenire, ha inviato uno scritto sullo stato delle ricerche sulle fonti musicali siciliane. Molto densa è stata poi la giornata di sabato che prevedeva due sessioni di interventi. Quella mattutina, presieduta da Bianca Maria Antolini, è stata aperta dalla prof. Maria Grazia Melucci presidente dell’Ibimus Puglia che ha relazionato sul ruolo dell’associazione in una regione da sempre impegnata strenuamente nel campo della salvaguardia del proprio patrimonio musicale che è tra i più importanti dell’intera nazione. La prof. Melucci ha relazionato anche sul ruolo che il Conservatorio di Bari ha avuto nella diffusione delle fonti musicali pugliesi attraverso l’istituzione di centri di ricerca quali Casa Piccinni che, dopo anni di intensa attività, negli ultimi tempi ha sofferto della progressiva riduzione dei fondi a disposizione. È toccato poi al presidente della Iaml-Italia (International association of music libraries) prof. Tiziana Grande rendere conto degli sforzi che questa associazione ha prodigato nel corso degli ultimi anni anche attraverso un’opera di lobbying sul legislatore italiano in materia di Biblioteche musicali. Come tema collegato è stato poi discusso quello della valorizzazione delle fonti musicali in Campania che vede i Conservatori di Napoli (attraverso il progetto di digitalizzazione dei manoscritti confluito nel portale Internetculturale) e di Avellino in prima linea nella progettualità sulla salvaguardia dei manoscritti e delle stampe musicali. Le relazioni dei prof. Vincenzo Lombardi e di Paola Besutti – Maica Tassone hanno contribuito a realizzare un quadro preciso sui progetti della schedatura delle fonti musicali in Abruzzo e Molise mentre un contributo originale è venuto dalla relazione del prof. Roberto Mileddu dell’Università di Cagliari che ha messo l’accento sullo sviluppo dell’associazionismo sardo nel campo della ricerca musicologica con particolare riferimento alle fonti della musica popolare isolana e al rapporto con l’etnomusicologia. Ha chiuso la prima parrte della giornata l’intervento del prof. Giancarlo Rostirolla padre fondatore dell’Ibimus romano e tra le figure più importanti nel campo della ricerca sulle fonti musicali in Italia. Il prof. Rostirolla attraverso una accurata ricognizione delle iniziative messe in campo dall’Ibimus ha tracciato la storia, ormai quarantennale, dei rapporti tra Istituti di catalogazione e ricerca musicali e il Ministero dei Beni Culturali mettendo in evidenza il fatto che negli ultimi anni le istituzioni hanno smesso di prevedere qualsiasi forma di sostegno alla ricerca musicologica volta a valorizzare il patrimonio musicale nazionale. A conclusione di questa ultima relazione il presidente dell’Ibimus ha inaugurato la mostra fotografico documentaria “I beni musicali in Calabria” curata dall’Ibimus calabrese e allestita per l’occasione all’Auditorium Santa Chiara in Tropea. La ripresa dei lavori ha visto la presenza di tre relazioni sulla ricerca nel campo delle fonti musicali nel centro Italia. La prof. Bianca Maria Brumana dell’Università di Perugia ha messo l’accento su una delle sfide più importanti che aspettano nell’immediato gli operatori del settore: la digitalizzazione dei documenti musicali. Ha infatti spiegato come in Umbria sono partiti diversi progetti per la digitalizzazione di codici antichi e di manoscritti musicali moderni con l’impiego di numerose risorse provenienti da fondi regionali e nazionali e di quale potrebbero essere gli sviluppi futuri di questo tipo di progetti. Le professoresse Gitto e Ciarlantini hanno affrontato il tema delle attività svolte nel campo delle fonti nelle regioni Toscana e Marche mentre sul problema della conservazione sono intervenute le prof. Patrizia Florio, che ha portato la sua esperienza in un polo di ricerca importante quale quello dell’Emilia Romagna, e Carmela Bongiovanni del Conservatorio di Genova da anni impegnata nella ricerca in una regione come la Liguria che conserva uno dei patrimoni musicali più importanti d’Italia. L’attività dell’Istituto per i beni musicali in Piemonte è stata al centro della relazione delle prof. Cristina Santarelli e Sabrina Saccomani che hanno illustrato il portale web dell’Istituto e i numerosi progetti ad esso legato. In particolare hanno insistito sulla pubblicazione in forma digitale delle opere di Antonio Vivaldi che sono conservate presso la Biblioteca Universitaria di Torino e dell’incisione discografica dell’Opera Omnia del musicista veneziano curata dalla casa discografica Naive che ha raggiunto ormai un numero cospicuo di pubblicazioni. L’intensa giornata dei lavori è stata impreziosita da un concerto offerto dall’Ibimus calabrese presso l’Auditorium di Santa Chiara in Tropea. La violinista Anna Pugliese e il pianista Maurizio Paciariello hanno eseguito brani di Ottorino Respighi e del compositore Alessandro Longo. Quest’ultimo, noto anche come didatta, nato ad Amantea (CS) verso la metà dell’Ottocento è stato attivo principalmente a Napoli dove ha fondato una vera e propria scuola pianistica rinomata in tutto il mondo. Il concerto ha consentito di far conoscere la sua produzione da camera anche ai numerosi turisti che sono accorsi all’Auditorium allettati da una tanto interessante offerta musicale.
I lavori del convegno sono proseguiti nella mattina di sabato durante la quale sono state presentate relazioni che hanno riguardato aspetti legati a questioni di tipo istituzionale e di ricerca storico musicologica. Massimo Gentili Tedeschi, già coordinatore dell’Ufficio Fondi di ricerca musicali del Conservatorio di Milano e attualmente responsabile per i progetti di catalogazione dell’ICCU di Roma, ha inserito in un ampio quadro normativo catalografico nazionale gli sforzi compiuti dai singoli istituti regionali evidenziando alcuni aspetti utili per intraprendere nuove strade nella catalogazione dei documenti musicali. Bianca Maria Antolini, direttrice della rivista Fonti Musicali Italiane, ha ribadito la centralità delle fonti musicali nella ricerca storico-musicale sottolineandone la imprescindibilità a dispetto delle nuove mode in voga nella ricerca musicologica attuale. Dopo la relazione della prof. Giulia Gabrielli sullo stato della ricerca nelle fonti musicali in Alto Adige, l’ultima relazione è toccata al prof. Francesco Passadore, presidente della Società italiana di Musicologia che ha parlato della valorizzazione delle fonti musicali in Veneto tracciando altresì un quadro delle attività della SidM a sostegno della ricerca sulle fonti. A conclusione del convegno una tavola rotonda animata dai proff. Russo, Antolini, Rostirolla, Passadore, Pugliese ha tirato le somme dei lavori evidenziando gli aspetti più innovativi delle singole relazioni che hanno fornito prospettive più concrete nel campo della valorizzazione delle fonti musicali sottolineando altresì la necessità di un coordinamento nazionale degli istituti e lodando l’attività dell’Ibimus calabrese che è risultato uno degli organismi più attivi a livello nazionale nello studio delle fonti musicali regionali.
Nella stessa occasione è stata votata all’unanimità una mozione per chiedere un maggiore impegno da parte degli enti preposti nel sostenere il patrimonio documentale della musica, favorire la prosecuzione del lavoro svolto nell’ambito della catalogazione, digitalizzazione e valorizzazione del patrimonio storico-musicale nazionale e migliorare l’accessibilità a tale patrimonio attraverso il reclutamento di personale stabile competente. La mozione è stata trasmessa alle commissioni parlamentari VII del Senato (Istruzione pubblica, Beni culturali), VII della Camera dei Deputati (Cultura, Scienza e Istruzione), al Ministro dei Beni e delle Attività culturali, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ai Presidenti delle Regioni.
Mozione
trasmessa alle commissioni parlamentari VII del Senato (Istruzione pubblica, Beni culturali), VII della Camera dei Deputati (Cultura, Scienza e Istruzione), al Ministro dei Beni e delle Attività culturali, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ai Presidenti delle Regioni
I partecipanti al convegno La ricerca sulle fonti musicali in Italia e il ruolo dell’associazionismo regionale: stato attuale e prospettive future, promosso dall’IBIMUS calabrese con il sostegno del Ministero dei beni culturali, Direzione generale biblioteche e Istituti culturali e con il patrocinio – fra gli altri – della Regione Calabria, (Capo Vaticano - Tropea, 5-7 ottobre 2018), ascoltate le relazioni esposte dai rappresentanti delle associazioni per la valorizzazione dei beni musicali dislocate su tutte le regioni italiane, ovvero dei docenti e bibliotecari universitari e di conservatori impegnati sui fronti della ricerca, della formazione e della conservazione in campo musicale, hanno formulato la seguente mozione, approvata all’unanimità dei presenti, e la trasmettono alle commissioni parlamentari VII del Senato (Istruzione pubblica, Beni culturali), VII della Camera dei Deputati (Cultura, Scienza e Istruzione), al Ministro dei Beni e delle Attività culturali, al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ai Presidenti delle Regioni.
Il patrimonio musicale italiano costituisce un bene culturale di inestimabile valore. La sua salvaguardia e valorizzazione richiede interventi complessi e coordinati, in considerazione della natura stessa dei ‘beni musicali’, che si presentano sotto forma di beni librari (spartiti, manoscritti, trattati), beni archivistici (archivi di musicisti e di istituzioni), beni artistici (strumenti musicali, dipinti di soggetto musicale), beni architettonici (teatri, edifici per la musica), beni audiovisivi (registrazioni audio e video), anche nella loro dimensione digitale.
I partecipanti hanno concordemente messo in luce che l’impegno del Mibact, del Miur e degli enti locali profuso nel passato, nel settore dei beni musicali, ha subito una battuta d’arresto negli ultimi dieci anni; ciò ha impedito di proseguire e completare le numerose azioni vòlte alla conoscenza, tutela e valorizzazione di tale patrimonio, intraprese con l’ausilio delle istituzioni culturali presenti sul territorio.
A ciò si aggiunge che a quell’impegno non è corrisposta nessuna azione finalizzata a favorire la reale fruizione di tali patrimoni musicali. Non sono, infatti, state create figure professionali specializzate per la gestione dei patrimoni delle biblioteche e degli archivi musicali, e le figure professionali esistenti, ad esempio i bibliotecari dei conservatori di musica, si vanno assottigliando, senza turn over del personale.
I partecipanti al convegno evidenziano come, alla corretta gestione del patrimonio musicale, debba affiancarsi un sistema di formazione che possa fornire le competenze specifiche e che possa garantire la piena salvaguardia e valorizzazione dei beni musicali, affinché essi possano svolgere il loro ruolo all’interno della società civile, in quanto strettamente connessi alla storia e all’identità collettiva del nostro Paese.
Sulla scia di tali considerazioni, i soggetti convenuti chiedono che il Ministro dei Beni e delle Attività culturali, il Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e gli enti locali, nell’ambito delle rispettive competenze, si adoperino per:
Bianca Maria Antolini (Fonti Musicali Italiane)
Giacomo Bonifacio Baroffio (Iter liturgicum italicum)
Paola Besutti (Università di Teramo)
Lorenzo Bianconi (Professore emerito Università di Bologna)
Carmela Bongiovanni (Conservatorio di Genova)
Maria Paola Borsetta (Conservatorio di Vibo Valentia)
Biancamaria Brumana (Università di Perugia)
Paola Ciarlantini (Associazione marchigiana per la ricerca delle fonti musicali)
Massimo Distilo (Ibimus Calabria)
Dinko Fabris (Conservatorio di Napoli - Università della Basilicata)
Patrizia Florio (Conservatorio di Piacenza)
Giulia Gabrielli (Università di Bolzano)
Massimo Gentili Tedeschi (Iccu, Urfm – Ufficio ricerche fondi musicali)
Stefania Gitto (Centro documentazione musicale della Toscana – Ce.Do.Mus)
Tiziana Grande (Associazione italiana biblioteche musicali – IAML Italia)
Maria Grazia Laganà (Conservatorio di Cosenza)
Vincenzo Lombardi (Biblioteca ‘P. Albino’ – Campobasso)
Domenico Martire (Ibimus Calabria)
Maria Grazia Melucci (Ibimus Puglia)
Roberto Milleddu (Università di Cagliari)
Maurizio Paciariello (Conservatorio di Campobasso)
Francesco Passadore (Società italiana di musicologia - Sidm)
Anna Pugliese (Conservatorio di Latina)
Annunziato Pugliese (Ibimus Calabria)
Francesca Ravenda (Ibimus Calabria)
Giancarlo Rostirolla (Ibimus Roma)
Francesco Paolo Russo (Conservatorio di Latina)
Sabrina Saccomani (Associazione per i beni musicali in Piemonte)
Guido Salvetti (Società Italiana di Musicologia – Sidm)
Cristina Santarelli (Associazione per i beni musicali in Piemonte)
Maica Tassone (Università di Teramo)
Anna Tedesco (Università di Palermo)
Mauro Testi Croce (Soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio)
Alba Zanini (Conservatorio di Padova)
Agostino Ziino (Professore emerito Università di Roma ‘Tor Vergata’)
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